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27 gennaio 2020

olocausto

http://www.televideoteca.it/quante-storie/24-gennaio-2020-535819 il filmato
https://ilmanifesto.it/ginette-kolinka-per-ricordare
-chiudo-gli-occhi-e-rivedo-tutto-davanti-a-me/  IL RACCONTO
Ginette Kolinka : " Per ricordare chiudo gli occhi e rivedo tutto davanti a me"
«Un tempo mi commuovevo anche solo leggendo un romanzo rosa, ma dopo Birkenau ho smesso di piangere quasi del tutto». Ginette Kolinka ha 95 anni,, ne aveva 19 all’epoca, che nel marzo del 1944 fu arrestata dalla Gestapo e dalla Milizia di Vichy La sua famiglia, denunciata ai tedeschi in quanto comunista era già fuggita da Parigi nell’estate del 1943 per rifugiarsi a Avignone nella cosiddetta «zona libera», dove, questa volta perché ebrei, lei, suo padre, il suo fratellino Gilbert di 12 anni e un suo nipote saranno nuovamente vittime di una delazione che li porterà prima a Drancy e quindi in Polonia. Solo Ginette farà ritorno a casa, gli altri finiranno nelle camere a gas appena arrivati nel campo.  Al momento della liberazione pesava solo 26 chili, ha scelto negli ultimi vent’anni di raccontare ai giovani ciò che ha vissuto.Ha anche  deciso di sostenere l’attività dell’Union des déportés d’Auschwitz partecipando agli incontri nelle scuole e accompagnando gli studenti nei «viaggi della memoria». Nei giorni scorsi ha presentato il suo libro Ritorno a Birkenau, scritto con la giornalista Marion Ruggeri.


Nelle prime pagine del suo libro l’arrivo nel campo è descritto così: «fin lì eravamo ancora esseri umani». Poi, cosa succedeva?
Che in poco, pochissimo tempo si diventava «niente». Appena arrivate venivamo ammassate in una grande sala e costrette a spogliarci completamente. Ricordo ancora la vergogna di essere nuda davanti a delle estranee. Cercavo di coprirmi come potevo con le mani, ma una delle addette mi prese il braccio per tatuare la matricola: 78599. Altre donne cercavano di grattare via quel numero, pensavano di poterselo togliere, ma io ero sopraffatta dal pudore, pensavo solo al fatto di essere nuda. Poi venivamo rasate, prima la testa e quindi il pube. Infine ci davano dei vecchi vestiti per coprirci in qualche modo. Non le divise a strisce che si vedono nei film. No, per le prigioniere ebree a Birkenau perfino quello era considerato un lusso. Così, a poche ore dal nostro arrivo tutto era cambiato intorno a noi. Umiliate in ogni modo, la mente svuotata, ci preparavamo a fare della sopravvivenza il nostro solo orizzonte. La nostra umanità era stata spazzata via.

In «Ritorno a Birkenau» lei descrive proprio cosa abbia significato, giorno dopo giorno questa lotta per la sopravvivenza…
Non ci sono parole né film per descrivere davvero ciò che abbiamo vissuto nel lager. Ciò che l’odio ha spinto i nazisti a fare, ciò che ci hanno fatto subire. È impossibile anche solo da immaginare. Al risveglio, i colpi di frusta che spezzano le ossa, l’appello, la fame, questa zuppa che assomiglia a dell’acqua sporca raccolta in una ciotola arrugginita, la sete, il freddo, il lavoro, ancora i colpi subiti, le punizioni. Il fumo che esce dall’edificio vicino al nostro blocco e quell’odore di carne bruciata e di sporcizia. A ripensarci, mi sento morire. Ma, all’epoca, cercavo solo di sopravvivere. Avevo fame e trovare da mangiare era la prima e talvolta l’unica preoccupazione che avevo in testa. Per anni, una volta tornata a casa mi ritrovavo a frugare nella pattumiera in cucina alla ricerca di qualcosa di commestibile.
In Francia l’antisemitismo è tornato d’attualità, ci sono state violenze e perfino omicidi. Come è possibile a più di settant’anni dalla liberazione di Auschwitz?
Non c’è un tempo per l’odio, le persone ce l’hanno dentro, quasi non sanno neppure perché ma è lì pronto a venir fuori in ogni momento. Ci sono individui che crescono immersi nell’odio, ne fanno quasi la propria ragione di vita e talvolta lo tramandano da una generazione all’altra. Del resto, si sa, quando le cose vanno male la gente non pensa mai di essere responsabile delle proprie sventure: è sempre colpa di qualcun altro. E l’«altro» è sempre una minoranza, a cominciare dagli ebrei.


“Se comprendere è possibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Primo Levi

https://lab.gedidigital.it/repubblica/2020/cronaca/giorno-della-memoria-pietre-di-inciampo/?ref=RHPPLF-BH-I246854920-C8-P4-S1.8-T1 
La mappa interattiva delle oltre 1.300 piccole targhe d'ottone installate in 123 Comuni per non dimenticare le deportazioni nei campi di sterminio nazista

DOVE SONO LE PIETRE D'INCIAMPO DALLE VOSTRE PARTI? Nel comasco solo una - 1 - ad Appiano Gentile.








 
 












 

10 commenti:

Gus O. ha detto...

L'uomo è sempre più cattivo. L'olocausto di 3/4 dell'umanità che patisce fame e sete e come un nazismo mascherato.

Pia ha detto...

Altra terribile testimonianza. Ho paura di dimenticare e che si dimentichi. Brava e ciao Cristiana.

Enrico zio ha detto...

Anche la testimonianza di Ginette Kolinka come quella dei pochi sopravissuti fa rabbrividire. Eppure ci sono ancora individui che spargono odio, un virus che attecchisce facilmente nelle menti già bacate.
Ciao, un abbraccio
enrico

Cesare ha detto...

Nel caso del nazifascismo ci vogliono pietre d'inciampo alte mezzo metro.

Anonimo ha detto...

La mappa che hai postato non è aggiornata...anche a Mariano Comense è stata posata una pietra e so che a Como ne verrà posata presto una ( doveva essere già posata, ma l'artista che l'ha realizzata ha sbagliato ad incidere il nome e perciò deve essere rifatta)
Mirta

Tomaso ha detto...

Cara Cristiana, non voglio nemmeno pensare che certe cose potessero ritornare.
Rabbrividisco al solo pensiero...
Ciao e buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
 Tomaso 

Anonimo ha detto...

Confermo quanto detto da Mirta: la mappa non è aggiornata. Io vivo a Saronno, provincia di Varese, e nella mia città ci sono due pietre, mentre la mappa ne indica una sola.
Buona giornata, Severino

Mariella ha detto...

Non conoscevo la storia di Ginette. Grazie di averne parlato.
Ci sono molte pietre d'inciampo a Milano. Una è vicina al mio ufficio, la posso vedere tutti i giorni.

cristiana marzocchi ha detto...

Grazie!

cristiana marzocchi ha detto...

Grazie!