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28 maggio 2019

STRATEGIE

Ho letto questo interessante articolo  su  Doppiozero  https://www.doppiozero.com/chi-siamo  
una rivista culturale, con edizioni in italiano e in inglese, e una casa editrice, in rete dal 14 febbraio 2011.Collaborano a doppiozero oltre 900 scrittori, critici, giornalisti, ricercatori, studiosi di diverse discipline, in un ecosistema che riunisce intellettuali di fama, giovani autori e studiosi affermati.
Il PROGETTO della scuola di Francoforte  ( 1932 )  
 parla del  ruolo della filosofia e del pensiero critico in un mondo in cui le persone diventano cose e i rapporti umani sono segnati dalla mera strumentalità. Presenteremo una selezione di passaggi intorno al problema della progressiva disumanizzazione del mondo a cominciare dalla messa a fuoco della personalità autoritaria e della cura pedagogica per prevenire la distruzione delle minoranze e degli avversari politici
Lo scopo è di riportare all’attenzione un pensiero che riteniamo ci interpelli anche oggi e ci offra strumenti di analisi utili per capire la nostra contemporaneità

L'articolo è troppo lungo e complesso perché io lo posti tutto e la parte che si riferisce  alla
"Personalità autoritaria " mi ha chiarito alcuni fatti accadimenti passati e recenti.
"Al centro delle indagini sta il nesso tra le ideologie politiche e la determinata indole psicologica di coloro che vi aderiscono. Questo nesso, noto finora solo in termini relativamente vaghi e ipotetici, è adesso dimostrato con evidenza e sotto il più rigoroso controllo statistico della moderna scienza sociale americana. Si è infatti pervenuti a conclusioni decisive circa le potenze psicologiche che rendono un uomo permeabile alla propaganda del nazionalsocialismo o di altre ideologie totalitarie. D'ora in poi si potrà parlare di un «carattere legato all'autorità» e del suo opposto: l'uomo libero, che non è ciecamente legato a essa; e a ragione, poiché questa distinzione non si colloca più al livello di un semplice modo di dire, ma la sua validità è stata concretamente verificata. […]

 […]Nella moderna società di massa, i veri beneficiari di tali movimenti hanno bisogno delle masse. Ciò che questi studi mettono in luce sono quindi le condizioni psichiche inconsce grazie a cui le masse possono essere conquistate da una politica che contrasta con i loro interessi razionali.

[…] Il pensiero rigido, stereotipato, e la ripetizione incessante costituiscono i mezzi della pubblicità di stile hitleriano. Essi smussano i modi di reazione, rendono a suo modo ovvio quel che è piattamente banale, e mettono fuori gioco le resistenze della coscienza critica. Da tutti questi discorsi e manualetti dell'odio si può cosí sceverare, proprio come nel caso della propaganda del Terzo Reich, un numero assai ristretto di trucchi impiegati di continuo, standardizzati e legati tra loro in modo meccanico.

[…]C'è per esempio il cliché dell'oratore. Egli si presenta come un piccolo grande uomo, uguale a tutti gli altri eppure geniale, impotente eppure trasfigurato dal bagliore del potere, uomo medio eppure semidio; non diversamente da Hitler, che si è autodefinito un «soldato della prima Guerra mondiale» o un «tamburino». C'è poi la divisione del mondo in pecore bianche e nere, in buoni, dei quali si fa parte, e cattivi, inventati solo per fungere da nemici. I primi sono già salvi, e i secondi dannati, senza vie di mezzo, limitazioni; senza la minima riflessione su se stessi, proprio come nel famoso passo di Mein Kampf in cui Hitler consiglia, per avere la meglio su un avversario o un concorrente, di dipingerlo con le tinte più fosche.

Mi fermo qui, altrimenti potreste pensare che anch'io voglio farvi il lavaggio del cervello.  








3 commenti:

Cesare ha detto...

Alcuni si lavano la faccia, anche tutti i giorni. Un piccolo lavaggio del cervello ogni tanto non può fare che bene.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Basta poco per notare alcuni inquietanti parallelismi tra il passato ed oggi

Dumdumderum ha detto...

L'uomo è l'animale che ripete i propri errori, c'è poco da dire. Citando (a memoria, eh) una frase di Gramsci: "La storia insegna, ma la gente non studia".