David Grossman: "Dopo la peste torneremo a essere umani"
Ci saranno nuove priorità. Diremo addio al superfluo e sì alla tenerezza. Il futuro dopo l’epidemia immaginato dal grande scrittore israeliano È più grande di noi, l’epidemia, e in un certo senso non riusciamo a concepirla. È più forte di qualsiasi nemico in carne e ossa che abbiamo mai affrontato, di qualsiasi supereroe che abbiamo mai immaginato o visto nei film. Talvolta un pensiero agghiacciante si insinua in cuore: questa, forse, è una guerra che perderemo...
«Dal momento che il flagello non è a misura dell’uomo», scrive Albert Camus nel suo libro La peste, «pensiamo che sia irreale, soltanto un brutto sogno che passerà. Invece non sempre il flagello passa e, di brutto sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare...
Improvvisamente nelle nostre vite è in atto un dramma di proporzioni bibliche. «E il Signore mandò una mortalità nel popolo» (Esodo, 32, 35). E la mandò in tutto il mondo. Ognuno di noi è parte di questo dramma. Nessuno ne è esente. Nessuno è meno coinvolto degli altri...
Ma quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner. Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui.La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo — e non il denaro — è la risorsa più preziosa. Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere. Uomini e donne si chiederanno — per poco, probabilmente, ma ci faranno un pensierino — perché sprecano l’esistenza in relazioni che provocano loro amarezzaPotrebbero scoprirsi, per esempio, gradevoli segnali di innocenza, privi di qualsiasi cinismo. E forse, per qualche tempo, saranno consentite anche manifestazioni di tenerezza. Forse capiremo che questa micidiale epidemia ci consente di liberarci di strati di grasso, di laida avidità, di pensieri grossolani e rozzi, di un’abbondanza divenuta ormai eccesso che comincia a soffocarci (perché diavolo abbiamo accumulato così tanta roba? Perché abbiamo seppellito la nostra vita sotto montagne di oggetti che non vogliamo?)...
«Dal momento che il flagello non è a misura dell’uomo», scrive Albert Camus nel suo libro La peste, «pensiamo che sia irreale, soltanto un brutto sogno che passerà. Invece non sempre il flagello passa e, di brutto sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare...
Improvvisamente nelle nostre vite è in atto un dramma di proporzioni bibliche. «E il Signore mandò una mortalità nel popolo» (Esodo, 32, 35). E la mandò in tutto il mondo. Ognuno di noi è parte di questo dramma. Nessuno ne è esente. Nessuno è meno coinvolto degli altri...
Ma quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner. Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui.La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo — e non il denaro — è la risorsa più preziosa. Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere. Uomini e donne si chiederanno — per poco, probabilmente, ma ci faranno un pensierino — perché sprecano l’esistenza in relazioni che provocano loro amarezzaPotrebbero scoprirsi, per esempio, gradevoli segnali di innocenza, privi di qualsiasi cinismo. E forse, per qualche tempo, saranno consentite anche manifestazioni di tenerezza. Forse capiremo che questa micidiale epidemia ci consente di liberarci di strati di grasso, di laida avidità, di pensieri grossolani e rozzi, di un’abbondanza divenuta ormai eccesso che comincia a soffocarci (perché diavolo abbiamo accumulato così tanta roba? Perché abbiamo seppellito la nostra vita sotto montagne di oggetti che non vogliamo?)...
Ci sarà forse chi, osservando gli effetti distorti della società del benessere, si sentirà nauseato e fulminato dalla banale, ingenua consapevolezza che è terribile che ci sia gente molto ricca e tanta altra molto povera. Che è terribile che in un mondo opulento e sazio non tutti i neonati abbiano le stesse opportunità.
Questi scenari si avvereranno? Chi lo sa. Semmai dovessero, temo che si dileguerebbero rapidamente e le cose tornerebbero a essere come prima. Prima dell’epidemia. Prima del diluvio. È difficilissimo indovinare cosa succederà fino a quel momento. Ma faremmo meglio a continuare a farci domande, come se questo fosse una medicina, fino a che non troveremo un vaccino efficace contro il flagello....
Traduzione di Alessandra Shomroni
L’ultimo libro di David Grossman è La vita gioca con me, pubblicato da Mondadori
Questi scenari si avvereranno? Chi lo sa. Semmai dovessero, temo che si dileguerebbero rapidamente e le cose tornerebbero a essere come prima. Prima dell’epidemia. Prima del diluvio. È difficilissimo indovinare cosa succederà fino a quel momento. Ma faremmo meglio a continuare a farci domande, come se questo fosse una medicina, fino a che non troveremo un vaccino efficace contro il flagello....
Traduzione di Alessandra Shomroni
L’ultimo libro di David Grossman è La vita gioca con me, pubblicato da Mondadori
Uno degli intellettuali le cui idee sono tra le più chiare, lucide e imparziali, nei cui scritti non ho mai letto alcunchè di scorretto e di retorico
9 commenti:
Non ha funzionato per molti italiani la gestione del Covid-19.
Una parte, forse una minoranza, ha reputato le restrizioni imposte dal Governo come mezzo per evitare di essere contagiati, l'altra parte, la più numerosa, è arrivata a percepire una deriva liberticida del Governo.
Ho capito anche che la sofferenza non insegna a temere certe malattie, anzi fa accumulare il desiderio di rifarsi del tempo passato male.
Solo così può spiegarsi la Movida di Napoli, fino alle quattro del mattino, senza mascherine e rispetto distanza e l'assalto alle spiagge come se tutto fosse finito, mentre la gente muore di Covid tutti i giorni e i nuovi contagi in alcune regioni d'Italia sono elevati.
Grossman ha sempre avuto una visione positiva delle esperienze. Ritiene gli uomini esseri migliori di quel che loro stessi pensano, soprattutto li ritiene capaci di porsi le domande giuste. Ed è questo l'errore.
A me piacerebbe credere che dopo la tempesta, una buona parte di noi, tornerà ai valori fondamentali, si farà domande.
Ma non sarà così. Resteranno lobotomizzati, esattamente come prima. E i pochi che si faranno domande, urleranno senza voce.
Bacio.
Ti ho citato da me.
Mari
Grossman è una persona non faziosa, un pensatore preoccupato del bene comune. Ne ha viste e patite tante (anche ora con Netanyahu). Più che ottimista mi sembra uno che spera e che auspica ma che anche si impegna. Gli ottimisti rischiano, i pessimisti si mettono al sicuro.
Sono.meno ottimista rispetto all'autore soprattutto per l'esasperazione dovuta alla durata del lockdown
Grazie, Cris, per aver pubblicato questo splendido brano. Speriamo, davvero speriamo di sopravvivere a questa peste e, una volta sopravvissuti, di poter vedere il mondo con occhi nuovi, più puliti. Speriamo.
Quel che forse vuole esprimere Grossman non riguarda un cambiamento esclusivo del dopo Covid. Vuol indicare il fatto che anche in un solo attimo c'è un qualcosa che avviene e ci cambia, una crescita, una consapevolezza in più. Nel bene come anche nel male il cambiamento è certo e faremo scelte che trasformeranno inevitabilmente il nostro destino. Ma tutto ciò avverrà comunque. Non è la peste che ci cambia ma il ripensare quel che abbiamo vissuto. Avremo sguardi diversi e dovremo inevitabilmente fare qualcosa per sentirci meglio, portandoci verso un nuovo cammino, una nuova vita. Ciao e grazie Cristiana. Buona serata.
Ho commentato già da Mariella che ha citato questo tuo post, Cri.
Dicevo che in un primo momento della pandemia ho nutrito anche io buone speranze, come Grossman ho creduto fortemente che tutto questo disastro ci avrebbe resi migliori poi.
Ma la realtà, l'evoluzione delle cose, specie ora che si sta lentamente tornando a vivere fuori di casa dopo la quarantena, mi sta facendo ricredere in negativo purtroppo. Manca l'equilibrio necessario, l'irresponsabilità e purtroppo gli egoismi tendono a prevalere.
Buonanotte, un bacio.
Spero ancora che molti si ravvedano , ma devo anche constatare che qui in lombardia vivono i più supponenti tra gli italiani, i cosiddetti 'bauscia' che hanno una mentalità simile a quella di Trump o Bolsonaro.
Ti auguro una buona giornata assieme ai tuoi tesori!
Cri
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