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19 maggio 2020

Fantascienza?

Che cos'è ? L'interno della cassa di un orologio?NO!
E' il progetto dell’imprenditore Elon Msk e dell’ex missionario mormone Bryan Johnson. La promessa è di riparare i danni delle malattie degenerative, Alzheimer e Parkinson, ma anche di spingersi oltre: aumentare le capacità cognitive ed entrare in simbiosi con l’intelligenza artificiale
Alzheimer, paralisi, malattie degenerative. “Possiamo risolvere tutti questi problemi inserendo un microchip nel cervello”. Elon Musk, l’ultimo dei visionari della Silicon Valley, raccontò così la missione della Neuralink, durante la prima presentazione pubblica della compagnia da lui cofondata a luglio del 2019. Nove mesi dopo,  “Credo che riusciremo a impiantare un chip Neuralink in un paziente umano in meno di un anno, con una percentuale di rigetto piuttosto bassa”. Non sarà solo in questa impresa.

Il progetto. Permettere di tornare a camminare a chi è rimasto paralizzato, consentire di riprendere il controllo delle attività motorie a coloro che sono affetti dal Parkinson, riacquistare la parola per chi è stato colpito da sclerosi. Ma in prospettiva potenziare le capacità cognitive e costruire un ponte diretto fra cervello, computer, intelligenza artificiale

Dal chip partiranno cento minuscoli fili in polimeri, quattro volte più piccoli di un capello e molto meno invasivi rispetto a quelli usati oggi per gli stimolatori che rischiano di creare emorragie. Così sottili da dover essere impiantati con l’aiuto della macchina, un robot chirurgo, sviluppata partendo dalle ricerche fatte nella microchirurgia a Barkley.

 Lo scetticismo degli esperti di Ai. “Vorrei che nel campo delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale si spendessero meno fondi ed energie a vanvera” racconta Tarry Singh dalla sua casa di Groninga, in Olanda. Fisico di formazione laureato a Dehli.  “E’ vero che le reti neurali artificiali sono nate guardando al nostro cervello -continua Singh- ma è un’ispirazione, nulla di più. Nel cervello abbiamo fra gli 86 e i 100 miliardi di neuroni e il 10 per cento è destinato alla vista. Quel che siamo a malapena riusciti a simulare è il funzionamento di circa 100mila neuroni di quel 10 per cento. Ne sappiano ancora troppo poco”.

L’intervento. In meno di un’ora, verranno piazzati sulla corteccia migliaia di micro stimolatori fra i capillari nelle zone interessate. In spazi che si misurano in millimetri, il robot dovrebbe riuscire a inserire i fili prevedendo i piccoli movimenti generati dalla pressione sanguinea. La stimolazione precisa delle zone danneggiate in maniera continuativa di fatto dovrebbe sostituirsi ai neuroni che non sono più attivi.

Sognare è lecito. Non sarà domani, ma io ci credo. Ci arriveranno e sarà un peccato non esserci.




4 commenti:

Tomaso ha detto...

Cara Cristiana, penso che i nostri nipoti e pronipoti ne vedranno delle cose, che stupiranno tutti.
Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso


Mariella ha detto...

Perché non avere fiducia in questo tipo di futuro? Anche io ci voglio credere.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Condivido Mariella, e mi chiedo perché invece altri abbiano reazioni così dure.

stefanover ha detto...

Magari, sarebbe bello trovare una soluzione, un rimedio...