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09 aprile 2020

il caso manduca Una pezza vergognosa

Marianna Manduca, prima di essere uccisa, aveva infatti sporto denuncia ben 11 volte contro il marito. Il tutto senza che nessun provvedimento fosse preso per salvarla. Per questo motivo, lo Stato in primo grado aveva deciso di risarcire i tre figli di Marianna con 259mila euro più gli interessi: una cifra investita su un B&B diventato unica fonte di reddito famigliare. La sentenza d’Appello ha però ribaltato tutto: “Ritiene la Corte che l’epilogo mortale della vicenda sarebbe rimasto immutato”. Come dire che una donna minacciata di morte dal marito non avrebbe scampo. 


“La Corte ritenne  che l’epilogo mortale della vicenda sarebbe rimasto immutato”. che la donna non aveva scampo. Ma quei giudici esercitano ancora, e se sì, ora dovrebbero andare il galera o, quanto meno, essere cacciati dalla Magistratura.
Quella sentenza significava che le Forze dell'Ordine non sono all'altezza di svolgere il doro dovere e Lo Stato non è in grado di applicare la misure di sostegno   

  • alle vittime del reato di atti persecutori alle vittime dei reati di maltrattamenti in famiglia, e le misure cautelari volto: ad estendere l'applicazione della misura dell'allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima; ad introdurre la misura dell'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare; ad introdurre l'obbligo di informare la persona offesa di ogni modifica relative alle suddette misure cautelari.
Benvenga questa sentenza, anche se altro non è che  una misera pezza ad  un errore madornale della giustizia.





4 commenti:

Gus O. ha detto...

Il reato di minaccia
Il reato di minaccia è previsto e punito dall'art. 612 del codice penale. Esso consiste in una intimidazione fatta attraverso la prospettazione di un danno ingiusto (es: la minaccia di morte).

La minaccia è un delitto contro la libertà individuale della persona punito con una multa (fino a 1.032 euro) e, nei casi più gravi (previsti dal secondo comma dell'art. 612 c.p.), con la reclusione fino a un anno.

A te risulta che la Procura della Repubblica abbia applicato la legge?

Da qui cominciano le inadempienze. Per essere condanno l'assassino doveva commettere il reato?
Ora, in prima istanza, la sentenza è arrivata. Anni 21 di reclusione.

Gus O. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Cesare ha detto...

C'è chi lavora per far progredire la civiltà. C'è molto lavoro da fare.

Fabio Melis ha detto...

Io ho una mia teoria:a partire dagli anni '80 lo Stato non ha più cercato dei magistrati in senso proprio ma degli elucubratori giuridici. Vale a dire delle persone in grado di sostenere tesi assurde e possibilmente favorevoli alla conservazione di molte storture del potere. Per far ciò son state create apposite scuole di preparazione al concorso spesso gestite in privato. I giudici di valore, ormai, si contano sulla punta delle dita. Molti giovani magistrati son subentrati ai genitori grazie ad un sistema di concorso che andrebbe cambiato in quanto manipolabile. Occorrono magistrati competenti in materia di diritto ma anche coraggiosi,ricchi di senso pratico oltre che di vero senso di giustizia. Non secchioni slavatelli e forse anche un po'raccomandati come se ne vedono. Lungaggini ed errori come quelli verificatisi nel caso Manduca dipendono anche da questo. IL problema della riforma della giustizia, come dimostra questa vicenda, è ancora tutto da risolvere. Un caro saluto a te e tanti auguri per una Pasqua Serena.